08 ottobre 2011

la lenta trasformazione della normalità

È già un po' di tempo che mi gira in testa questa parola, normale. La sento sempre più spesso in televisione, alla radio, in giro, al lavoro, etc. Si ma cos'è? O meglio a cosa si riferisce quando viene accostata alla vita quotidiana od alla personalità di qualcuno? È vero dipende dai casi e non si può etichettare qualcosa o qualcuno con la parola normale senza inserire prima un contesto da usare come parametro. Facio qualche esempio giusto per chiarire; al ristorante non è normale trovare le bachette/bastoncini (ashi) a meno che non sia un ristorante asiatico. Non è normale fermarsi 5 volte durante il lavoro per pregare a meno che non si sia di fede mulsulmana. Non è normale uccidere qualcuno a meno che non si sia in guerra.
Mi sono accorto che alla fine bisogna trovare una giustificazione per rendere normale un azione.
Vale a dire che la normalità deve essere giustificata da qualcosa, un posto, una situazione, uno stato d'animo, una cultura, etc.
Ma a questo punto mi viene da pensare che la normalità non sia poi così normale se deve sempre essere giustificata.
E se invece non può essere giustificata? Voglio dire, come si può trovare una giustificazione alle continue morti sul posto di lavoro? Eppure ogni anno è normale sentire che ci sono stati più di mille morti solo perchè sono andati al lavoro... È normale sentire ogni giorno al telegiornale che c'è stato almeno un morto ammazzato, ma non riesco a trovare una giustificazione plausibile se non la frase più stupida che sia mai stata creata "nella società in cui viviamo è normale che succeda".

Per giustificare questa frase però devo assicurarmi che la società in questione sia normale a sua volta. Per far questo dovremo trovare come parametro una società ideale considerandola normale e rapportarla. Cosa assai difficile visto che vivendoci ed avendo la possibilità di cambiarla è logico pensare che la propria società sia quella normale, quella di riferimento per valutare le altre.
Mi chiedo invece se la società in cui viviamo non sia stata portata a credere che ciò che succede sia normale. Ma qui nasce un altro forte problema, come si fa a portare una società a credere questo? Diventa facile se usiamo un vecchio metodo, l'assuefazione. Un lento ma costante bombardamento mediatico ( e non) di immagini violente, scabrose od oscene. Dopo poco tempo, con le immagini violente della finzione, anche i delitti più atroci sembrano "normali" . Forse vi sembrerò bigotto o paranoico, ma se seguite il mio ragionamento vedrete che ha un senso logico.

Prendiamo ad esempio la serie fortunata di film "SAW" (quasi sicuramente partoriti da una mente a dir poco contorta), con quelle immagini nella testa ripensare ai delitti del Mostro di Firenze non fa più tanto orrore, sembrano quasi delitti normali.
Altro esempio, vedere continuamente vallette ( chiamate nei modi più bizzarri, da letterine a professoresse, etc) sempre scosciate, con i seni (ed a volte anche i deretani) in bella vista, fa apparire le lucciole di strada quasi ben vestite e sicuramente le ragazz(in)e con minigonne vertiginose e scollature da cui risulta difficile dover immaginare qualcosa risultano vestite normalmente...

Non so quando tutto questo è diventato normale, so solo che per me non lo è.

Forse sono io, non saprei valutarlo, ma credo che il degrado sia una sorta di veleno che preso a piccole dosi provoca assuefazione. Rischiamo solo di aumentarne la dose via via, fino all'inevitabile overdose...
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