
Come al solito cerchiamo di far passare le nostre mancanze per le colpe degli altri...
Mi riferisco all'episodio che ha coinvolto la signora Santanchè ed i burqa islamici ed a quel simpatico episodio in un supermercato padano, che potremmo chiamare "il burqa e l'intolleranza". Premetto che riguardo al primo episodio patteggio per la comunità islamica. Per il secondo invece mi sono trovato in un piccolo empasse. La nostra legge (che ritengo doveroso seguire) impone, per ragioni di sicurezza pubblica, di presentarsi nei luoghi pubblici sempre (e senza eccezioni, compreso il carnevale) con il volto non occultato o celato da maschere o bende che ne impediscano il riconoscimento. E' altrettanto vero che, sempre la nostra legge, tutela e favorisce l'espressioni di culto (qualsivoglia esso sia). Va da se che le due cose si contraddicono se mettiamo nel mezzo la questione del famoso burqa. Per risolvere questa empasse è arrivata splendente mia moglie con una frase talmente semplice da risultare geniale. "Ma perchè a quella straniera che ha il burqa le hanno dato il permesso di stare qui in Italia?". "Giusto!" Le ho subito dato ragione, perchè la religione in questo caso impone delle regole di comportamento (che non sono obbligatorie come le leggi ma vanno seguite comunque) che sono in contrasto con le leggi italiane.
Secondo questo ragionamento le donne che seguono i dettami della religione che prevede l'occultamento del proprio viso negli ambienti pubblici sono da considerarsi fuorilegge e quindi persone non benvenute nel nostro paese. L'errore a questo punto non è più dell'immigrata (parlo al femminile perchè gli uomini, non violando la legge, sono i benvenuti) che indossa il burqa in pubblico (come del resto la sua cultura prevede) ma di chi era preposto al controllo al suo ingresso in Italia che evidentemente non ha svolto bene il suo dovere.
Ho parlato solo del burqa e non del velo perchè di fatto lascia scoperto il volto consentendo di non violare la legge italiana, anche se la signora Santanchè (visto le immagini dei vari TG che hanno fatto vedere il servizio) ha provato a strappare un velo (e non un burqa ) ad una donna. Forse la reazione, di chi stava festeggiando quello che per noi cristiani può rappresentare la pasqua, forse vi sarà sembrata esagerata od eccessivamente violenta, ma provate ad andare in un convento di suore a strappare via il velo (o tutto il vestito secondo la versione della Santanchè) e vedrete che le miti suore si trasformeranno in belve fameliche pronte a spolparvi vivi. Perchè quel velo non è solo un indumento od un ornamento di persone appartenenti ad una cultura diversa dalla nostra ma rappresenta un Voto verso Dio (o come lo si voglia chiamare) e rompere un Voto verso il proprio Dio rappresenta in tutte le culture un "suicidio spirituale".