Ebbene si, sono "caduto" anche io nel fascino della fotografia. Non vi spaventate però, non sarà questo un post dove dovrete sorbirvi termini tecnici fotografici di cui riusciamo (me compreso) a stento a capirne il significato.
Come ho scritto nel titolo, per me questa "avventura" affascinante è più un modo per immergermi nella nostalgia, nel ricordo di un tempo che fu.
Infatti nonostante siamo nel secolo della tecnologia informatica, ho rispolverato (nel vero senso della parola) la vecchia macchina fotografica di mio padre (una Z3NHT ET) made in u.r.s.s. giusto per intenderci quanto vecchia. Anche per poter "stare insieme" a mio padre con un hobby comune.
Ovviamente appena l'ho presa in mano non sapevo neanche come "accenderla" (infatti non si accende. . . ) e delle 24 pose che ho scattato nel giro di circa due mesi è venuta fuori solo una foto. Avrei dovuto fare due conti matematici ed arrendermi subito, invece ho dato retta al cuore. Al cuore si, perchè quell'unico scatto buono che ho fatto, non solo era visibile (le altre sono venute TUTTE nere od al massimo grigie), ma era esattamente ciò che volevo scattare. La luce giusta, i colori giusti, il soggetto giusto. Insomma la foto giusta. Ci sarebbe da chiedersi se una sola foto vale la spesa di un intero rullino, ma questo è un altro discorso credo.
Certo, continuavo a non saper scattare e quindi grazie alle conoscenze di mia moglie ho incontrato quello che poi è diventato un grande amico, Salvatore (qui il suo blog sulla fotografia http://cameraoscuravirtuale.blogspot.com) che mi ha spiegato a cosa servivano tutti quei "tastini" vicino al tasto dello scatto e qualche altro "trucchetto" in più per far sì che da quella scatolina di metallo nero (con il quale mi dicono che costruivano anche i famosi carri armati russi) uscissero un po' più di una o due foto :P
In verità Salvatore, che non smetterò mai di ringraziare per la pazienza ed i consigli che mi ha dato, è un fotografo ed un insegnante magistrale che sa tirare fuori dalla sua macchina esattamente ciò che vuole, imprimendo nello scatto il suo personale tocco artistico.
Grazie all'incontro con Salvatore (ma anche grazie a Dario, un amico di Salvatore, che mi ha dato altri preziosi consigli) ho comprato altri rullini ed ho iniziato a scattare con mooolta parsimonia (e un po' di timore reverenziale verso quell'oggetto che tenevo in mano).
Parsimonia perchè scattare in "vecchio stile" ha un costo esorbitante. Non solo al momento dell'acquisto della pellicola ma soprattutto al momento dello sviluppo.
E timore reverenziale perchè, primo, ancora non mi sento "sicuro" di ciò che faccio e, secondo, perchè è comunque un oggetto che ha vissuto una sua vita molto prima che nascessi, fra le mani di quell'appassionato di foto che era mio padre (anche se artisticamente parlando proprio negato).
Devo dire però che questa combinazione di "doppio costo" offre due vantaggi rispetto al digitale "scatta e getta" o "scatta e scorda". L'aver pagato per poter scattare ti mette nella condizione mentale che non puoi buttar via soldi inutilmente. Il che è un freno allo "scatto selvaggio" e offre un occasione in più per PENSARE a ciò che si sta facendo. Il che porta inevitabilmente ad un aumento della "qualità" dello scatto a dispetto della quantità.
Il secondo vantaggio (che molti vedono come uno svantaggio assoluto ed invalicabile) è che fino al momento dello sviluppo non si può vedere il risultato ottenuto. Questo "svantaggio" porta ad un unica soluzione, scattare di più, finire al più presto il rullino che si ha in macchina.
Va da se che i due vantaggi sembrano in contrasto fra di se, uno ti "frena" nello scattare e l'altro ti "stimola" a scattare. Quello che ho notato è che il cervello assimila questi due parametri e trova la giusta via di mezzo in automatico. Individua, cioè, con maggior senso critico ciò che è da immortalare e cosa no.
Nella mia fase di sperimentazione, infatti, ho iniziato automaticamente a "capire" che tale soggetto era interessante, tale invece poco interessante e tale assolutamente da immortalare. Ho già "buttato" via quasi tre rullini, ma i risultati si stanno facendo vedere. E di 48 scatti mi sono già usciti tutti e 48 di cui più della metà sono esattamemte ciò che volevo fare (anche se non definirei artistici più di 3 o 4 scatti). Bhè, lo so, sono ancora lontano dall'essere minimamente chiamato o catalogato come fotografo, ma questo non mi interessa. Mi interessa poter "vivere" queste sensazioni, magari in compagnia di un esperta come mia moglie. E, che ne so, magari un giorno poter "spiegare" a mia volta a mio figlio come si scatta e fare ciò che non ho potuto realizzare con mio padre.
Adesso non vedo l'ora di andare in stampa con le ultime 36 in bianco e nero (il che vuol dire finire il rullino) per poi dedicarmi al colore (^^)v